Racconti E Novelle by Guy de Maupassant

Racconti E Novelle by Guy de Maupassant

autore:Guy de Maupassant [Maupassant, Guy de]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-19T09:34:53+00:00


V

Ma le speranze, sempre alimentate e rinnovate, non approdavano mai a nulla. Di mese in mese la vana attesa, nonostante la perseveranza di Lesable e la buona volontà della sua compagna, li metteva in una angoscia febbrile. Si rimproveravano a vicenda l’insuccesso, e lo sposo, disperato, dimagrito, stanco, soffriva soprattutto per la grossolanità di Cachelin il quale, nella loro battagliera intimità, lo chiamava soltanto «Signor Gallo», indubbiamente per ricordo di quella volta che per aver pronunciato la parola «cappone» poco mancò che non si prendesse una bottigliata sulla testa.

Padre e figlia, uniti per istinto, arrovellandosi al continuo pensiero del grosso patrimonio così vicino e impossibile da acchiappare, non sapevano più che cosa inventare per umiliare e torturare l’impotente che era causa della loro infelicità.

Tutti i giorni, quando si mettevano a tavola, Cora ripeteva: - Non abbiamo gran che da desinare. Se fossimo ricchi sarebbe altrimenti. Ma non è colpa mia.

Quando Lesable usciva per andare all’ufficio, ella gli gridava dalla camera: - Prendi l’ombrello, se no torni a casa sudicio come uno spazzino. Non è mica colpa mia se ti tocca ancora fare lo scribacchino.

E quando era lei stessa ad uscire, non mancava di esclamare: - Pensare che se avessi sposato un altr’uomo a quest’ora avrei la carrozza!

Ci pensava in ogni momento; in qualunque occasione pungeva il marito con un rimprovero, lo sferzava con un’ingiuria, e gli buttava addosso tutta la colpa della perdita di quel denaro che poteva essere suo.

Finalmente una sera egli perse di nuovo la pazienza e gridò: - Ma, per tutti i Santi, la vuoi finire una buona volta? Prima di tutto, se non abbiamo figli, la colpa è tua, soltanto tua, perché io un figlio ce l’ho…

Mentiva, preferendo qualsiasi cosa all’eterno rimprovero e alla vergogna di sembrare impotente.

Cora lo guardò dapprima con stupore, cercando la verità nei suoi occhi, poi, dopo aver capito, con sommo disprezzo: - Tu hai un figlio?

- Sì, - rispose sfrontatamente Lesable, - un figlio naturale che tengo ad Asnières.

- Allora domani andremo a trovarlo, - continuò tranquillamente Cora; - voglio vedere com’è fatto.

- Come vuoi, - mormorò Lesable diventando paonazzo.

Il giorno dopo Cora si alzò alle sette, e allo stupore del marito disse: - Come, non andiamo più a trovare tuo figlio? Me l’hai promesso ieri sera. Forse oggi non ce l’hai più?

Lesable balzò dal letto: - Non andremo a trovare mio figlio, ma il dottore, che ti dirà il fatto tuo.

- Io non ti domando altro, - rispose Cora, con l’aria della donna sicura di se.

Cachelin promise che avrebbe avvisato, al ministero, dell’indisposizione del genero, e i coniugi Lesable, dopo essersi informati da un medico che abitava nelle vicinanze, all’una precisa suonavano alla porta del dottor Lefilleul, autore di parecchie opere sull’igiene della procreazione.

Furono fatti entrare in un salotto bianco decorato d’oro, male arredato, che pareva spoglio e disabitato nonostante ci fossero molte sedie. Si sedettero. Lesable era commosso, tremante, e aveva vergogna. Venne il loro turno ed entrarono in una specie di ufficio dove furono ricevuti da un omacciotto freddo e cerimonioso.



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